Stewardship è Finanza

Stewardship è Finanza

“La decadenza della civiltà è dovuta al prevalere degli interessi privati sul bene comune”

                                                                                                                                                              Hegel

 

 

Il funzionamento della finanza convenzionale resta ancora ignoto per grande parte della popolazione occidentale. In questo involucro spesso etica, responsabilità o sostenibilità sono parole che siamo soliti usare come concetti contrapposti al significato di quella finanza che scommette sulla fluttuazione dei prezzi.

Uno dei mentori del nuovo modello STEWARDSHIP applicato alla finanza è Paul Jorion, il quale ammette che l’offuscarsi di valori etici comunemente condivisi stia frantumando di riflesso il concetto di comunità civile. Ma cosa vuol dire financial stewardship? Che a obiettivi si propone?

La risposta a questi quesiti sarà il nostro punto di partenza per iniziare a metabolizzare le parole chiave di un movimento etico che partendo dalla Gran Bretagna è approdato in Italia circa due anni fa.

La finanza convenzionale è strutturata e quindi suddivisa in quattro campi: la intermediazione, le assicurazioni, il mercato primario ed il mercato secondario. L’obiettivo che la Financial Stewardship si propone non è quello di modificare questa struttura bensì di regolamentarla. L’etica della Stewardship applicata alla finanza si propone infatti di innalzare la responsabilità sociale delle imprese e dei loro operatori a condizione necessaria in questi anni di post-crisi 2008. Considerato il contesto attuale, la Financial Stewardship è rivoluzionaria proprio per questi motivi. Perché valorizza i concetti di giustizia sociale ed equità, componenti indispensabili in una società civile moderna.

Il modello STEWARDSHIP in finanza servirebbe infatti per arginare dinamiche e comportamenti riconducibili ad una appropriazione della ricchezza mediante sistemi speculativi di circolazione del denaro. È facile intuire che queste preposizioni non implicano solo aspetti economici, ma si rifanno in gran parte all’agire quotidiano del singolo individuo.

Psicologia, sociologia, umanità ed il concetto stesso di comunità civile ( e non intesa in senso religioso) sono le sfere coinvolte nel metodo STEWARDSHIP.

Ma come può prevalere questa mentalità senza intaccare la competitività dei privati, regola cardine del libero mercato? A questo riguardo il sistema normativo, ergo una regolamentazione ampiamente condivisa, è una condizione necessaria ma purtroppo non sufficiente. La razionalità dell’uomo oeconomicus è un altro elemento importante proprio perché le logiche individualiste contemporanee pongono agli estremi opposti di un pensiero razionale il concetto del bene comune da una parte e le logiche dell’arricchimento personale dall’altra. Ecco perché è necessario che alle logiche del mercato venga costantemente affiancata una visione complessiva del mercato, ma soprattutto degli attori che lo compongono.

A questo punto non resta che persuadere gli speculatori che la ‘finanza etica’ è uno strumento utile al profitto. Di norma, infatti, la Financial Stewardship non intacca i normali strumenti di debito/credito degli istituti bancari ma richiama il finanziatore a non applicare a questi ‘sfumature grigie’ che porterebbero ad atteggiamenti fraudolenti.

L’obiettivo cui la STEWARDSHIP punta per la finanza convenzionale è quello di aumentare la qualità dei servizi piuttosto che modificarne quantità e strutture ad essi connesse. La STEWARDSHIP punta in alto. Punta a modificare i comportamenti di chi detiene un alto livello decisionale all’interno delle lobby finanziarie nazionali ed internazionali, rendendo il concetto di etica intrinsecamente ricco di significato.

Gabriele Mammì

 

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